ADHD e microbiota

Diversi anni fa, la Vita mi ha fatto incontrare Michele: un bambino con ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder), disturbo da deficit di attenzione e iperattività. Allora, i bambini come Michele venivano trattati soprattutto con terapia comportamentale per aiutarli a contenere le reazioni istintive tipiche della patologia.

In questi ultimi anni, sono stati effettuati studi cambiando approccio, punto di vista. In uno di questi, pubblicato nella rivista Behavioural Brain Research, l’equipe guidata dal dottor Hai-yin Jiang ha indagato su un possibile legame tra ADHD e microbiota intestinale.

Sono stati osservati 51 bambini “naïve”, cioè non trattati precedentemente e 32 bambini sani (gruppo di controllo). Sono stati raccolti dati relativi all’età, al genere, all’indice di massa corporea (BMI), alla durata della gravidanza, alla modalità di parto, al peso alla nascita e al tipo di nutrizione nei primi mesi.

Dai campioni fecali prelevati, sono stati rilevati 779 OTUs (unità tassonomiche operative) totali, con una grande sovrapposizione tra il gruppo ADHD e il gruppo di controllo. Tra di essi, quindi, non è stata riscontrata una differenza significativa dell’α-diversità (cioè, del numero di specie presentinell’intestno).

I quattro phyla dominanti sono Firmicutes, Bacteroidetes, Proteobacteria e Actinobacteria, senza alcuna distinzione in base alla presenza o meno della patologia.

Scendendo all’analisi di famiglia, i bambini con patologia hanno mostrato una minore espressione di Alcaligenaceae, ma maggiori livelli di Peptostreptococcaceae rispetto ai bambini sani.

Tra i generi presenti, Faecalibacterium, Lachnoclostridium e Dialister sono risultati ridotti nel gruppo ADHD.

Al fine di confermare i dati ottenuti in questo primo step, i ricercatori hanno valutato i bambini con la patologia, tenendo conto della modalità di parto (naturale o cesareo) e il tipo di nutrizione (allattamento al seno o in formula) nei primi mesi di vita. Relativamente a questi parametri, non si riscontrano discrepanze nell’α-diversità tra i due gruppi studiati, bensì solo nella abbondanza batterica.

Un altro aspetto investigato è la correlazione tra il microbiota e la gravità della patologia. Per valutare quest’ultima, è stata utilizzata la scala CPRS (Conners Parent Rating Scale), tenendo conto dell’iperattività, dell’ansia, dei problemi di apprendimento, di attenzione e comportamentali.

Dalla ricerca è emerso che l’abbondanza del genere Faecalibacterium è correlata negativamente al punteggio CPRS e, quindi, alla severità della malattia. Ciò vuol dire che il bambino con una maggiore presenza di Faecalibacterium nel suo microbiota, manifesta una sintomatologia tipica dell’ADHD ridotta.

In definitiva, questo studio, pur presentando dei limiti (quali, ad esempio, il numero esiguo di bambini coinvolti e il tempo ridotto di osservazione), ha rilevato alcune differenze riguardanti le specie microbiche presenti nel microbiota intestinale; in particolare, ha individuato nella specie Faecalibacterium un possibile biomarker per la valutazione della sintomatologia specifica dell’ADHD e della sua severità.

Sono sicuramente necessari ulteriori studi per poter individuare la causa dei cambiamenti riscontrati nel microbiota intestinale dei bambini con ADHD rispetto ai bambini sani e per approfondire le conoscenze in questo ambito, solo da poco approcciato, per la gestione del disturbo di attenzione e iperattività.

Perché penso che Michele sia stato un dono dalla Vita? Perché al di là delle botte che ho preso da lui, al di là delle corse che ho fatto per riprenderlo quando scappava, al di là delle parole e delle frasi che mi ripeteva decine e decine di volte…….mi ha sempre dimostrato un grande affetto!

 

 

Bibliografia:

Hai-yinJiang, Yuan-yueZhou, Guo-lingZhou, Yu-chuanLi, JingYuan, Xiao-heLi, BingRuan. “Gut microbiota profiles in treatment-naïve children with attention deficit hyperactivity disorder” Behavioural Brain Research 2018, 347:408-413